D'in su la vetta della torre antica
Paul Valéry nella sua opera “L’anima e la danza” fa dire a Socrate:
«[…] una donna che danza […] rende visibile l’istante … L’istante genera la forma e la forma rende visibile l’istante […]. È veramente un penetrare in un altro mondo … Luminose danzatrici! Le loro mani parlano e i loro piedi sembrano scrivere […]».
oppure:
«[…] una donna che danza e che divinamente cesserebbe d’essere donna se potesse assecondare fino alle nubi il balzo che ha eseguito. […]
e ancora:
«quel che noi distrattamente spendiamo in volgare moneta di passi, quando per uno scopo qualsiasi camminiamo, ella sembra enumerare e contare in monete d’oro puro».
Quando ho immaginato questo spettacolo - e con ciò non me ne voglia la dolce e brava Chiara - l’ho concepito in modo che unica e vera protagonista della scena fosse la Torre di Marciano la quale sprigiona, da ogni sua pietra e da ogni suo mattone, il fascino della storia e dello scorrere del tempo.
Il regista
Giancarlo Statuti
{youtube}v=hoSbI2ES--s{/youtube}